Bigazzi parla di gatti in cucina, È bufera e la Rai lo allontana

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view post Posted on 16/2/2010, 11:38




Bigazzi parla di gatti in cucina
È bufera e la Rai lo allontana
LA POLEMICA Il conduttore aveva accennato a "La prova del cuoco" ad antiche tradizioni e lodato la carne del micio. Il sottosegretario Martini ipotizza il reato di istigazione a delinquere. L'interessato: «Sono stato frainteso, amo gli animali»


Beppe Bigazzi alla trasmissione “La prova del cuoco” di Rai Uno

E adesso vediamo chi dirà ancora che solo i vicentini sono “magnagati”. Dopo l’elogio in diretta tv da parte del toscanaccio Beppe Bigazzi della “carnina del gatto, migliore di quella di tanti altri animali” non c’è più da scherzare. La ricetta del gatto illustrata su Rai Uno a “La prova del cuoco” mercoledì scorso ha sollevato una protesta generale. A iniziare dagli animalisti, passando per i Verdi, l’Enpa e per finire con il
sottosegretario (veronese) Francesca Martini. Che ha bollato l’uscita di Bigazzi come “un episodio inaudito” e ha chiesto la sua testa, minacciando anche denunce penali, visto che i gatti sono protetti da una legge del 1991. È stata accontentata: il conduttore improvvido è stato fatto accomodare.

È stata la conduttrice Elisa Isoardi nella puntata di ieri ad annunciare ufficialmente l'allontamento di Bigazzi. Ma già da qualche giorno s'era sollevato un vento polemico nei suoi confronti, testimoniato da vari articoli sui quotidiani, da "Il Giornale" a "Repubblica". Perché? Perché in trasmissione Bigazzi aveva spiegato, ricordando un'antica tradizione, come si cucinano i gatti, che «sono molto più buoni di tanti altri animali».
Il sottosegretario alla Salute Francesca Martini (assai nota per la sua passione per gli animali, in particolare i cani, e che sugli animali ha fondato un centro di "Pet Therapy" a Montecchio Precalcino) ieri ha sparato ad alzo zero. È scesa in campo promettendo «massima severità»: «Invierò una lettera al Garante e al Direttore generale dell'azienda». Ai vertici della Rai devono aver passato cinque minuti di sudore freddo, perché la sottosegretaria ha ricordato che «ai responsabili potrebbe venire imputato il delitto di istigazione a delinquere». E ha bollato la trasmissione che esalta il consumo di carne di gatto, come «un episodio inaudito per la televisione pubblica».
La vicenda s'è gonfiata sospinta dal vento dei media. Su "Radio 24", per esempio. ieri sera è stata commentata da Giuseppe Cruciani che ha sollevato un interessante (e divertente) dibattito. Dal canto suo, il rude Bigazzi s'è limitato a commentare che «è stato frainteso» e ha ricordato quanto si sia dichiarato - in tempi non sospetti - amante degli animali.
Per i vicentini queste indignazioni sul tema dei "magnagati" non sono nuove. La nomèa che accompagna chi abita sotto Monte Berico da cinquecento anni ha provocato parecchi fulmini su di loro ogni volta che si tocca il legame felino-gastronomico.
Parliamoci chiaro. Che i gatti siano finiti in padella non è un mistero. Non solo a Vicenza. In passato la miseria era miseria e la fame è sempre stata fame. Basta chiedere lumi al professor Luciano Morbiato, che studia tradizioni popolari all'università di Padova. Cita i libri di Piero Camporesi, come "Il Paese della fame" per capire quanto fosse diffuso e serio il problema. Che durante le guerre toccava vertici drammatici. Tant'è che nel marzo 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, il ministero aveva fatto circolare in tutta Italia - e non solo a Vicenza, come si ritiene - un'ordinanza firmata dai prefetti che vietava di «cacciare i gatti pre utilizzarne la pelle o le carni».
Amedeo Sandri e Maurizio Falloppi trent'anni fa nella loro "Cucina vicentina" edita da Muzzio riportarono, tra il serio e il faceto, la ricetta del "gato in técia". Non solo. Dodici anni fa scoppiò un'altra polemica quando in un serissimo libro della Biblioteca "La Vigna" sulle tradizioni rurali vicentine si riportò questa ricetta. Piovvero nuove accuse di crudeltà. Virgilio Scapin ci mise del bello e del buono per spiegare «che si parlava di storia, di tradizione e non di gastronomia», e «che in nessun ristorante vicentino si sarebbe trovato il gatto nel menu».
La verità la spiegò proprio "La Vigna", citando "Il circolo Pickwick" di Charles Dickens, pubblicato nel 1839, nel quale l'autore elogia "il pasticcio di gattino", cibo consueto sulle tavole inglesi. E allora: vicentini magnagati o inglesi cat eaters?


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